ansia anticipatoria

Ansia anticipatoria: vivere con la paura

Sempre più persone soffrono di ansia anticipatoria, ovvero stanno male per quello che prevedono possa succedere. Va da sé che le previsioni sono sempre negative, contraddistinte da paura e incertezza.

Perché si avverte l’ansia anticipatoria?

Secondo la psicologia, uno dei motivi principali è il bisogno di tenere tutto sotto controllo. La persona che ha paura del futuro, vedendolo irrimediabilmente nero, non riesce a lasciarsi andare, a fluire con la vita. Per evitare che possa succedere qualcosa di brutto, evita situazioni ritenute a rischio: il problema è che spesso ritiene pericolose anche circostanze del tutto normali. L’ansia anticipatoria purtroppo può riversarsi anche sui familiari perché la persona che ne soffre, teme non solo per se stessa, ma anche per le persone care, prevenendo qualunque situazione ritenuta rischiosa. 

Il pensiero che chi amiamo possa essere vittima di un incidente, contrarre una brutta malattia, andare incontro ad eventi spiacevoli o situazioni pericolose può attraversare la mente di chiunque in alcune occasioni, ma in genere nasce quando la persona per la quale temiamo si sta esponendo a rischi reali con il proprio comportamento. A volte però l’apprensione è costante e indipendente dalla realtà oggettiva, e fantasie di malattia, morte, aggressione ecc. sorgono senza che ve ne sia un motivo, e non abbandonando facilmente chi le produce.

Da dove nasce l’apprensione che alcune persone manifestano costantemente e con insistenza nei confronti delle persone a loro vicine?

Di solito si tratta di persone care, come i figli, i genitori o il partner, che l’apprensivo realmente ama: le ama a tal punto da non consentire a se stesso di ammettere quanto queste persone possono a volte essere irritanti e suscitare fantasie aggressive che non troveranno poi uno sfogo concreto, ma che sarebbero funzionali a scaricare la rabbia del momento. Quando una persona non riesce ad ammettere a sè stessa quanto i propri cari la facciano arrabbiare o la deludano ecco che l’inconscio reagisce a proprio modo: non potendosi liberare dalla rabbia la fa emergere sotto una forma diversa, più accettabile per la mente conscia, e cioè sotto forma di preoccupazione per la salute o l’incolumità del proprio caro.

Rabbia e timore, la formazione reattiva

Dietro l’eccessiva e costante apprensione c’è proprio questo: una rabbia più o meno intensa verso la persona oggetto della preoccupazione, rabbia che si trasforma in timore perché la forma con la quale emerge alla coscienza sia accettabile dalla persona che la prova. Freud ha denominato questo meccanismo “formazione reattiva”, espressione utilizzata per indicare quei sentimenti apparentemente positivi che emergono in luogo dei sentimenti negativi presenti a livello inconscio e inaccettabili per la coscienza.

Una possibile conseguenza di questo tipo di meccanismo è la richiesta di continue conferme sull’attuale permanenza in vita del proprio congiunto, come accade nelle famiglie in cui due o più membri (di solito un genitore e un figlio) si “devono” sentire più volte al giorno per assicurarsi che l’altro stia bene e che sia ancora vivo, che non gli sia capitato nulla di brutto e che la sua incolumità sia salva. Per quanto il vissuto soggettivo sia di intenso timore e angoscia, guardando da fuori queste situazioni senza lasciarsi fuorviare dall’affetto che sicuramente lega queste persone, si può ben comprendere come vi siano anche forti sentimenti di rabbia e un’aggressività che alimenta appunto paure catastrofiche.

Come ci si può liberare dall’eccessiva apprensione e dalla paura costante che accadano delle disgrazie?

Si tratta di dinamiche complesse e non immediatamente comprensibili proprio perché attengono al mondo dell’inconscio e quindi a contenuti rimossi. Per “combattere” questi pensieri si dovrebbe portare alla luce i possibili contenuti aggressivi che il soggetto rivolge (inconsciamente) alle persone per le quali ha paura, superando la negazione e cercando di essere il più possibile sincero con se stesso nell’ammettere rancori, invidie, senso di ingiustizia e così via. La consapevolezza della propria rabbia consente di affrontarla domandandosi come mai la si prova.

Come superarla? Sicuramente rivolgendosi a un professionista, in grado di guidarvi alla scoperta delle motivazioni profonde alla base del disturbo: la psicoterapia psicodinamica può essere di grande aiuto perché consente di liberarsi da una paura superflua individuandone e rimuovendone le cause. Nel frattempo si può cercare di accettare le emozioni negative, tentando però di non lasciarle predominare, pensando anche ad altro e soprattutto, impegnandosi in qualcosa che appassiona. In questo processo è utile anche sperimentare qualcosa di diverso dal solito, tanto per cambiare abitudini e smuovere la situazione interiore.