gestire l'attacco di panico

Perché arrivano gli attacchi di panico?

“Ero al supermercato. A un certo punto ho avuto l’impressione che la vista si appannasse, il cuore batteva velocissimo, mi sembrava di soffocare. Volevo scappare, ma allo stesso tempo le mie gambe sono diventate pesantissime e ho pensato che sarei morta da un momento all’altro”.

Moltissime persone soffrono di attacchi di panico e, nella maggior parte dei casi, durante il primo attacco accedono al pronto soccorso pensando a un infarto. Per questo, è importantissimo fare informazione : quali siano i sintomi di un attacco di panico e cosa sia possibile fare. Già, perché dagli attacchi di panico è possibile guarire (il tasso di guarigione si aggira intorno al 90% dei casi).

Cosa sono gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono degli attacchi di ansia così forti che la persona ha l’impressione di morire, svenire, impazzire da un momento all’altro.
In genere un attacco di panico non dura più di 10-30 minuti e può scatenare questi sintomi:

  • sintomi cardiorespiratori (tachicardia, senso di oppressione al petto, sensazione di affogare, mancanza d’aria),
  • sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, mal di stomaco),
  • sintomi vestibolari (vertigini, sensazioni di svenimento), sintomi psicosensoriali (disorientamento, derealizzazione, depersonalizzazione).

Quando si verificano le crisi di panico?

Sul perché arrivino gli attacchi di panico dobbiamo prendere due strade: il singolo attacco e le motivazioni più profonde.

Il singolo attacco arriva perché valutiamo come pericolosa una situazione che pericolosa non è. Si scatenano, quindi, tutti i segnali psico-corporei del pericolo, ma il cervello non riesce a localizzare la fonte di questo pericolo e quindi entra in tilt. Da quel tilt sorgono tutti i segnali dell’ansia. Ma perché si arriva a valutare come pericolosa una situazione che pericolosa non è? Qui serve andare a vedere le motivazioni più profonde.

Avete presente le spie sul cruscotto della macchina? Si illuminano quando qualcosa non va. Ecco, l’ansia e gli attacchi di panico fanno lo stesso: si scatenano quando qualcosa dentro di noi non va, soprattutto quando stiamo trascurando alcuni bisogni fondamentali.

Bisogna immaginare il panico come risultato dello scontro di due frecce contrapposte: nella maggior parte dei casi su una ci sono i doveri e sull’altra i bisogni. Quando riusciamo a trovare un equilibrio tra le due, nessun problema, ma quando una delle due inizia a soverchiare l’altra (in genere, la freccia dei doveri occupa tutto lo spazio a discapito dei bisogni), allora si scatena il panico.

La sintomatologia percepita durante la crisi di panico è acuita anche dal ruolo dell’adrenalina. Quest’ultima è contenuta in basso dosaggio nel nostro corpo in una situazione di quiete e riposo. Durante la crisi di panico viene scaricata nel torrente circolatorio inducendo o aumentando i sintomi cardiorespiratori, vestibolari, cardiorespiratori e psicosensoriali. Una crisi di panico ha il suo apice in circa dieci minuti e si risolve senza compromettere la salute della persona.

Come curare le crisi di panico?

Tecniche di respirazione e di mindfulness possono essere d’aiuto per normalizzare i sintomi dell’ansia.

C’è poi la cura farmacologica, cui va aggiunta diverse volte una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Con i farmaci si bloccano gli attacchi di panico, la persona diventa più tranquilla e si rende conto di che cosa sono questi attacchi e del fatto che si possono curare. Ma spesso non risolvono l’ansia anticipatoria o le condotte di evitamento. Se sono già divenute un’abitudine sono difficili da trattare.

Qui entra in gioco la psicoterapia cognitiva-comportamentale: pian piano, un pò alla volta la persona viene condotta ad affrontare i luoghi e le cose di cui ha paura. In genere, l’intervento di uno psicoterapeuta aiuta ad affrontare e risolvere il problema degli attacchi di panico (il sintomo in sé, si risolve dopo qualche seduta, poi può essere utile continuare a lavorare sulle cause sottostanti).